“ DAL PALCOSCENICO ALLA REALTA’ A SCUOLA DI PREVENZIONE “ Stampa
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Lunedì 02 Dicembre 2013 17:06

Il 15 Novembre 2013 gli studenti delle classi IV B e IV C del Liceo Scientifico Epifanio Ferdinando di Mesagne, accompagnati dalle professoresse Antonella NACCI e Concetta GUERRIERI e dall’assistente di cattedra Antonio Pezzuto, hanno assistito allo spettacolo “Vite spezzate”, nel teatro comunale di Ceglie Messapica . L’iniziativa si colloca nell’ambito  del progetto “ DAL PALCOSCENICO ALLA REALTA’  A SCUOLA  DI PREVENZIONE  promosso dall’INAIL – Direzione regionale per la Puglia, la Regione  Puglia – Assessorato al Welfare, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico regionale ed il teatro Kismet Opera di Bari con lo scopo di avvicinare gli studenti delle Scuole Secondarie di Secondo grado della Puglia al mondo del lavoro partendo da una analisi dei rischi connessi con l’attività lavorativa e per favorire e rafforzare la cultura della prevenzione e della sicurezza .

 

Lo spettacolo, durato  circa un’ora, è stato magistralmente interpretato dagli attori dell’associazione “Teatro Kismet”  di Bari  ,  ed era articolato in una serie di tragici episodi tratti dal libro omonimo; ogni episodio raccontava la morte sul lavoro di alcuni personaggi che non avevano  considerato le giuste misure di sicurezza per personale  negligenza o per quella dei loro datori di lavoro. Mirabile l’esecuzione degli attori che hanno saputo interpretare personaggi anche molto diversi tra loro: dal contadino albanese venuto in Italia inseguendo il suo sogno all’operaio tarantino con la paura delle sabbie mobili. Cangiante anche la lingua degli interpreti; l’italiano maccheronico del ragazzo albanese nella prima scena viene sostituito dal napoletano, dal milanese, dal tarantino e dal barese nelle altre. L’idea era quella di rappresentare gente comune, come gente comune è quella che perde la vita sul posto di lavoro ogni giorno. Interessante anche l’interpretazione che gli attori e la regista hanno dato dell’ ”Anticamente dell’Aldilà” immaginata come un sala con tante panchine in cui alcuni funzionari accolgono i defunti e fanno loro bere l’acqua dell’oblio da un calice. Nell’anticamera ognuno lascia un oggetto personale su una delle panchine, ma rimane sempre uno spazio vuoto per i morti che arriveranno. La scenografia abbastanza minimale era composta da una serie di panche di legno inizialmente in verticale, poi abbassate dai “funzionari” dell’oltretomba, e dall’emblematico calice.
Davvero particolare il rapporto che si è creato tra palco e platea, come hanno affermato dopo lo spettacolo gli stessi attori, che hanno  avvertito la partecipazione del pubblico, sensibilmente toccato dal gran pathos delle scene interpretate.

Soffermarsi,  con l'aiuto del teatro,  sull'importanza della sicurezza sul lavoro ha permesso di comprendere quanto le varie norme siano fondamentali per tutelare la vita degli operai e , in generale,  degli umili che vivono un'esistenza degna di essere difesa in ogni istante. I racconti riguardanti le vite spezzate sul posto di lavoro e non solo, accompagnate da una scenografia che ha suscitato  l'immaginazione dello spettatore, sono entrati nel cuore degli studenti spingendoli ad un pensiero in difesa della sicurezza e, quindi,  della vita stessa.

 

In ultima battuta è importante riprendere le parole di Karin Gasser, una delle organizzatrici,  che ha introdotto ai ragazzi lo spettacolo ed ha precisato   che è stato tutto finanziato dall’INAIL  e dalla regione Puglia con fondi  reperiti in buona parte  da quei datori di lavoro multati per non aver rispettato le norme di sicurezza.

Ultimo aggiornamento Lunedì 02 Dicembre 2013 17:14